Intagliatori di raffinati oggetti mobili e non scultori ….

I grandi popoli nomadi che negli ultimi duemila anni hanno rimescolato le popolazioni del Nord Europa e dell’Am

Lecorbusiererica così come quelle del Mediterraneo meridionale, cioè i barbari delle invasioni e gli arabi dell’Egira, hanno pratiche diverse, sono costruttori e non architetti, narratori e non pittori, intagliatori di raffinati oggetti mobili e non scultori.

Le arti occidentali si sono sviluppate nell’ultimo millennio e mezzo grazie al confronto dialettico fra questi due potentissimi poli stabili fino a raggiungere la sintesi della modernità nel XIX secolo. Nell’ultimo secolo il coagulo si è dimostrato instabile e il movimento delle identificazioni è sembrato rimettersi in moto.

Henri Matisse , borghese ottocentesco nato all’estremo nord della Francia, è morto a Nizza in pieno ventesimo secolo. Aveva trasferito il concetto di Luxe, calme et volupté, inventato da Baudelaire come invito al viaggio verso la Normandia, in un dipinto del 1904 realizzato nella luce e nei colori della Costa Azzurra. E le sue odalische sognano il tepore d’un Nord Africa ove Paul Klee scopre la sua vocazione moderna, così come per Fernand Braudel, appunto, la prima sede d’insegnamento nel 1924 è l’Algeria nella quale André Gide, coetaneo di Matisse, aveva scoperto la sua libertà letteraria prima che vi nascesse quella di Albert Camus, Pablo Picasso porta prorompente la forza del mediterraneo a Parigi, come De Chirico vi porta la visione greca.

Il Sud è culla del colore franco, della forma dichiarata, della materia plasmata. Tema utile oggi da ricordare a New York e a Londra, dove ci si è dimenticati del flash visivo che colpì Turner nella laguna di Venezia.

[Cfr. Philippe D’Averio – Art e Dossier, n. 274 febbraio 2011]

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La natura resta, in ogni caso, il riferimento privilegiato dell’architettura. La sfera celeste e i movimenti cosmici, le forme tettoniche della terra, le strutture vegetali e zoologiche, la fluidità dell’acqua sono solo alcune delle infinite manifestazioni naturali assunte come fonti di ispirazione dai costruttori di ogni epoca. La natura e, inoltre, essenzialmente evoluzione e trasformazione, ovvero un insieme di processi autoregolatori e e sistemi biofisici che sono serviti, e ancor più possono oggi servire, da modello pe la creazione di un’architettura organica ed ecosostenibile.

[Cfr. Andrea Ponsi – Archichettura e analogia

Art e Dossier, n. 350 febbraio 2018]

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I tre fanciulli appesi a un albero in una piazza milanese da un pubblicitario veneto non sono arte per mancanza di ambiguità. La lor lettura univoca è ragione della loro banalità. Mentre il mondo delle arti consente letture in direzioni diverse: è quindi etimologicamente ambiguo (va per ambo i lati del crinale) e triviale (porta a tre vie almeno). L’opera d’arte può generare stimoli stilistici, può suscitare voglie interpretative, può segnare la strada evolutiva delle tecniche della percezione e della restituzione di questa percezione, può limitarsi alle pratiche materiali della sua realizzazione, oppure può riassumere tute le contraddizioni o tutte le combinazioni di questi vari percorsi per diventare il più attraente campo d’indagine per chi abbia interesse nei suoi simili, gli altri uomini, o addirittura la specie che governa il nostro permanere sulla terra.

[Cfr. Philippe D’Averio – L’arte di Guardare l’arte, Introduzione, 2017]

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- 8 maggio 2014

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