Quattro principi dalla ESORTAZIONE APOSTOLICA EVANGELII GAUDIUM DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI VESCOVI AI PRESBITERI E AI DIACONI ALLE PERSONE CONSACRATE E AI FEDELI LAICI SULL' ANNUNCIO DEL VANGELO NEL MONDO ATTUALE
01) il tempo è superiore allo spazio - § 222;
02) l’unità è superiore al conflitto - § 228;
03) la realtà è superiore all’idea - § 231;
04) il tutto è superiore alla parte - § 237.
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222. Vi è una tensione bipolare tra la pienezza e il limite. La pienezza provoca la volontà di possedere tutto e il limite è la parete che ci si pone davanti. Il “tempo”, considerato in senso ampio, fa riferimento alla pienezza come espressione dell’orizzonte che ci si apre dinanzi, e il momento è espressione del limite che si vive in uno spazio circoscritto. I cittadini vivono in tensione tra la congiuntura del momento e la luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae. Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio.
Il tempo è superiore perché è il bene più prezioso, non solo perché non possiamo recuperarlo, ma perché si apre al futuro. (…) La Ricerca funziona se riusciamo a costruire un processo, un programma di ricerca come dicono gli epistemologi, che si svolge nel tempo. Non dobbiamo occupare spazi (cattedre, laboratori, presidenze ecc.) ma dobbiamo avviare ricerche: è evidente una prima applicazione al mondo dell’università. Chi insegna si preoccupi di educare, cioè di trasmettere il sapere, di fare posto a chi impara; chi impara si preoccupi di entrare in contatto con la tradizione e di rinnovarla, non di occupar posti. [Nunzio Galantino, Beati quelli che non si accontentano, Edizioni Ave 2016, pag. 104]
228. In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda. Per questo è necessario postulare un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto. La solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa così uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto.
La tentazione allora può essere quella di distinguere i piani, ricadendo nella «privatizzazione» della fede e della persona. Ma non possiamo ridurre la fede a un fatto privato, perché la persona non è un fatto privato, individuale: la persona è sempre in relazione. Dobbiamo allora preoccuparci della “buona salute” di questa relazione. (...) Non è corretto pensare che un cristiano sia un cattivo studioso, a meno che non separi la sua fede dai suoi studi. [Nunzio Galantino, Beati quelli che non si accontentano, Edizioni Ave 2016, pag. 105]
231. Esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. La realtà semplicemente è, l’idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell’immagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtà è superiore all’idea. Questo implica di evitare diverse forme di occultamento della realtà: i purismi angelicati, i totalitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti più formali che reali, i fondamentalismi antistorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza saggezza.
E’ facile allora capire in che cosa consista l’altro lato, quello sbagliato, del rapporto tra idea e realtà: quando pensiamo che l’idea sia tutto, viviamo solo tra parole, immagini, sofismi. Questa è propriamente l'ideologia, che per prima cosa ci chiede dimenticare la realtà. Si noti: non di esaminarla e di scegliere solo ciò che è vivo ed essenziale. Ma di abbandonarla, per sostituirla con qualche schema che ci sembra migliore perché solletica la nostra avidità, ci fa sentire al sicuro. [Nunzio Galantino, Beati quelli che non si accontentano, Edizioni Ave 2016, pag. 106]
237. A noi cristiani questo principio parla anche della totalità o integrità del Vangelo che la Chiesa ci trasmette e ci invia a predicare. La sua ricchezza piena incorpora gli accademici e gli operai, gli imprenditori e gli artisti, tutti. La “mistica popolare” accoglie a suo modo il Vangelo intero e lo incarna in espressioni di preghiera, di fraternità, di giustizia, di lotta e di festa. La Buona Notizia è la gioia di un Padre che non vuole che si perda nessuno dei suoi piccoli. Così sboccia la gioia nel Buon Pastore che incontra la pecora perduta e la riporta nel suo ovile. Il Vangelo è lievito che fermenta tutta la massa e città che brilla sull’alto del monte illuminando tutti i popoli. Il Vangelo possiede un criterio di totalità che gli è intrinseco: non cessa di essere Buona Notizia finché non è annunciato a tutti, finché non feconda e risana tutte le dimensioni dell’uomo, e finché non unisce tutti gli uomini nella mensa del Regno. Il tutto è superiore alla parte.
Da un punto di vista universitario questo rimanda al superamento della specializzazione del sapere per assumere una prospettiva sapienziale [Nunzio Galantino, Beati quelli che non si accontentano, Edizioni Ave 2016, pag. 107]