La luce che scalda senza illuminare e il fuoco che illumina senza scaldare

Sito Blog Scuola AteneLa Scuola di Atene, un affresco (770 × 500 cm circa) di Raffaello Sanzio, con una datazione collocabile intorno al 1509 – 1511 e situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", situate all'interno dei Palazzi Pontifici.

La Morte di Socrate [La Mort de Socrate), dipinto a olio su tela (129,5 × 196,2 cm) del pittore francese Jacques – Louis David, realizzato nel 1787 e conservato al Metropolitan Museum of Art di New York].Sito Blog Morte Socrate

Due capolavori assoluti, rispettivamente del Cinque e Settecento, al centro dei quali spicca un dito volto verso il cielo, che si lascia cogliere quasi fosse incastonato nel braccio alzato, sia da Platone, che Raffaello posiziona accanto ad Aristotele, sia da Socrate, che di Platone è stato il maestro ed occupa il centro di una scena alquanto più ristretta nel dipinto di David.

Nell’affresco cinquecentesco Raffaello Sanzio (passato dall’accogliente atmosfera dell'illuminato duca Guidobaldo da Montefeltro della tranquilla città di Urbino alle Sito Blog Disputa Sacramentostanze vaticane con il Papa Giulio II, quando già era pittore alquanto affermato) raffigura, proprio su commissione del Pontefice, a decoro delle stanze vaticane, la celeberrima Scuola di Atene, presentando Platone con il volto di Leonardo da Vinci, mentre in una mano regge il Timeo (il dialogo sulla  cosmologia e sull’origine dell'universo, unitamente alla fisica della sua struttura materiale, oltre al tema escatologico inerente alla natura umana) e, nell’altra, solleva il dito verso l'alto, indicando il Bene, secondo un percorso logico che dalla percezione delle cose sensibili giunge a un pensiero intorno a ciò che le cose sono secondo verità.

Il contesto generale dell’opera, popolata da numerosi pensatori facenti capo a molteplici epoche storiche, è la facoltà dell'anima di conoscere il Vero, attraverso la Scienza e la Filosofia, viste e rappresentate come un’anticipazione del Cristianesimo, tema che, invece, trova ampio spazio proprio sulla parete opposta, con l’altro affresco, realizzato in quegli stessi anni, sempre da Raffaello, la Disputa del Sacramento, titolo originato da un’errata interpretazione del termine utilizzato dal Vasari e che non sta ad indicare una discussione, una divergenza di opinioni, ma una compresenza di registri di raffSito Blog Filosofo Meditazioneigurazione pittorica della Chiesa, militante, nella parte inferiore, trionfante, in quella superiore, ragion per cui il titolo corretto dovrebbe probabilmente essere Trionfo dell’Eucarestia o Trionfo della Chiesa.

Assai ben diverso il clima emotivo del dipinto realizzato nel 1787 dall'assai più inquieto Jacques – Louis David, militante nella Parigi rivoluzionaria del club giacobino, del quale, negli anni che seguirono la presa della Bastiglia, sarebbe diventato Presidente. La drammaticità della rappresentazione è come distesa sulle braccia del protagonista della scena, Socrate, ingiustamente condannato a morte, il quale tra i suoi allievi, stringe in una mano una coppa contenente la sostanza che lo ucciderà e nell’altra esprime, appunto, il gesto azionato da Platone nella Scuola di Atene, il medesimo gesto ma che stavolta indica il cielo per esaltare una virtù umana, quella che lo rende indifferente alla morte nella convinzione per la quale l’adesione alla legge, pur nell’ingiustizia della sua applicazione, è più importante persino della sua stessa vita.

Un orizzonte che difficilmente potrebbe accostarci al mondo delle idee di Platone se non a causa di un fraintendimento dovuto ad una somiglianza unicamente formale, frutto di una malintesa semantica delle immagini, così come l’altro, sopra ricordato, questo realmente originato dal frainteso racconto del Vasari.

E nella drammatica scena è incluso anche il discepolo Platone, ma in una posa assente, quasi la cosa non lo riguardasse, seduto di spalle al suo maestro, immerso in una sua solitaria riflessione, per nulla preso dalla tragicità del momento.

Socrate è il protagonista assoluto, entro il contesto di figure umane destinatarie di una lezione nella quale Egli include gli ultimi attimi della sua vita, in un gesto che emoziona i presenti e suscita sentimenti forti ma che sembra quasi esso stesso limitato dall’angusta prospettiva del rispetto di una condanna palesemente ingiusta alla quale Socrate intende tuttavia conformarsi, nel che sembra proprio eclissarsi un’impalpabile prospettiva del Bene. Nel che siamo nuovamente lontani da quel mondo delle idee che proprio il discepolo di Socrate, Platone, accompagnandosi ad Aristotele, indica entro una diversa e vertiginosa prospettiva, quella delle possibilità dischiuse all’uomo dalle Scienze, dal Pensiero Speculativo e dalle Arti, tutte mirabilmente rappresentate dai molteplici personaggi che elegantissimamente affollano l'architettura dell’affresco di Raffaello, anche se, proprio per questo, il clima risulta spento se posto a confronto con quello impresso sulla tela dal focoso pittore giacobino del settecento.

Insomma, quasi a dire una luce che scalda senza illuminare, quella di David, a fronte di un fuoco che illumina, senza scaldare, quello di Raffaello, secondo le parole mediante le quali Christophe Andrè, medico psichiatra all’ospedale Sainte – Anne di Parigi, e autore de “L’arte della meditazione” ci porta sulle tracce di un dipinto di Harmensz Van Rijn, detto Rembrandt, Filosofo in meditazione [eseguito nel 1632, sembra (anche cronologicamente) esattamente a metà tra l’opera di Raffaello (1509 – 1511) e La Morte di Socrate (1777 – 1787)]: «E’ il genio di Rembrandt, che fa viaggiare lo sguardo in tutte le dimensioni. In larghezza, da sinistra dove si irradiala luce del giorno, verso destra, dove quella del fuoco è fragile, pressoché irrisoria: il dialogo di un sole che illumina senza scaldare e di un fuoco che scada senza illuminare: sole della ragione e fuoco della passione, due ingredienti per filosofeggiare?».

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- 8 maggio 2014

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