Il posto dello scrittore è negli spazi bianchi - Gianrico Carofiglio
E' proprio riflettendo sulle diverse manifestazioni della forma breve che ci si rende conto di quanto la libertà della scrittura sia esaltata, non compressa, dall'imposizione dei vincoli di lunghezza. Più o meno come accade con la metrica per la poesia. La creatività – soprattutto la creatività letteraria – ama le costrizioni. Nel darsi una misura chi scrive si trova di fronte un perimetro segnato nel quale però è più agevole cogliere le opportunità. La parsimonia, l'economia dei mezzi, cui costringe questa scelta fa da motore, e non da freno, all'invenzione. Questo non significa che la scrittura breve sia facile. Al contrario. Essa richiede un lavoro puntiglioso di progressive sottrazioni.
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Un altro grave difetto che la forma breve costringe, più del romanzo, ad identificare e a contrastare è l'invadenza dell'autore, cioè l'inclinazione a pontificare, a giudicare e a compiacersi. La scrittura narcisistica è sempre sgradevole ma nel racconto breve è tossica e, soprattutto, impossibile da camuffare.
[Ginarico Carofiglio – Il posto dello scrittore è negli spazi bianchi]
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Potrà forse sorprendere che il testo, appena riportato, sulle regole della narrazione sia stato scritto da un uomo che ha svolto la funzione di magistrato dal 1986, anche con funzioni di Sostituto Procuratore alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
Eppure, il legislatore, proprio nel modificare le “regole” del processo civile, con il D.L. 27/06/2015, n. 83 (convertito dalla LEGGE 6 agosto 2015, n. 132) dettato in materia di «Misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria», all'art. 19 “Disposizioni in materia di processo civile telematico” comma 9 octies, ha previsto che «Gli atti di parte e i provvedimenti del giudice depositati con modalità telematiche sono redatti in maniera sintetica».
A ben guardare, anche negli atti giudiziari, la sintesi può prodursi come effetto di un «lavoro puntiglioso di progressive sottrazioni», esito di una creatività che dà corpo e forma alle argomentazioni ma, soprattutto, come essa crei un'interazione tra chi scrive e chi beneficia di una maggiore facilità a recepire il contenuto di uno atto più agile e, soprattutto, meno autoreferenziale e con minore invadenza del suo «autore», il quale, così, con il suo «lettore» potrà senz'altro assai meglio interagire.
Insomma la sintesi come «bene comune» di tutti i soggetti che operano all'interno del procedimento.