UNO DI NOI

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Nel 2013 associazioni pro life di tutta Europa raccolsero quasi due milioni di firme (1.894.693 per l’esattezza) chiedendo all’Unione europea di non finanziare quelle ricerche scientifiche che richiedono la distruzione di embrioni umani: perché l’embrione è a tutti gli effetti una persona, o, per usare un’espressione che dava il titolo alla campagna, uno di noi.

Appelli, incontri e dibattiti pubblici, ore ed ore di volontariato speso al servizio della causa. Ma che fine ha fatto quella iniziativa di legge popolare europea?  La commissione esecutiva, poco prima della scadenza del suo mandato (era il 27 maggio 2014) decise di «non dare seguito» all’istanza, che dunque non è mai stata discussa dal parlamento Ue.

Adesso le associazioni pro life tornano alla carica. Uno di Noi, il titolo della campagna per l’iniziativa di legge popolare europea fino ad oggi disconosciuta, è divenuto il titolo – in inglese, One of Us – di una federazione permanente in difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale. Della federazione fanno parte 31 associazioni provenienti da 18 paesi europei, riunitisi per la prima volta a Parigi, alla Salle Gaveau, a due passi dall’Eliseo.

Anima dell’iniziativa, Carlo Casini, storico presidente del Movimento per la vita italiano ed ex eurodeputato. Con lui anche l’attuale presidente del Movimento per la vita Gian Luigi GigliLudovine de la Rochère, presidente del Movimento della Manif pour tous, e Jean-Marie Le Mené, magistrato che presiede la Fondazione Jérôme Lejeune, impegnata nell'attività di ricerca sulle malattie dell’intelligenza ma che, soprattutto, porta il nome dello storico genetista e ricercatore francese del quale continua l'opera di difesa della vita.

L’altro toscano presente all’incontro, era Giuseppe Mazzotta, giurista pisano, presidente del Movimento per la vita di Pisa, sposato e padre di due figlie. Spetterà anche a lui tessere una rete di nuovi sostenitori alla causa portata avanti dalle associazioni pro life: medici, ricercatori, politici, giuristi saranno infatti chiamati ad una petizione-testimonianza sì che il faldone delle firme raccolte due anni fa sia finalmente tirato fuori dal cassetto e il tema sia portato in discussione in Parlamento.

Quale significato dobbiamo dare alla nascita della federazione One of Us? 

«È la risposta ad un diritto sovranazionale al quale i singoli Paesi europei, e non solo, stanno cedendo la loro sovranità, anche e soprattutto in campo bioetico».

Una risposta in punto di diritto?

«Prima ancora una risposta culturale. Oggi, la buona battaglia va fatta soprattutto in questo campo».

Si spieghi…

«Una cultura neo materialista rischia di ridurre anche i figli a cose da avere ricorrendo ad ogni mezzo se oggetti di desiderio, da scartare se indesiderati. Per rendere moralmente accettabile questa prassi agli occhi dell’opinione pubblica si sono persino creati dei neologismi».

Ci faccia un esempio…

«Un termine chiaro e netto come aborto è divenuto interruzione volontaria di gravidanza o Ivg. Più di recente si è preso a chiamare maternità per altri o gestazione per altri la maternità surrogata con cui si eclissa la madre, scissa tra la donna che dona i gameti, colei che porta avanti la gravidanza – magari dietro un compenso cui non riesce a fare a meno trovandosi in uno stato di bisogno – e chi, infine, accoglie definitivamente il bambino che ha commissionato».

Cosa chiederete con la nuova petizione?

«Chiederemo a politici, medici, giuristi di sottoscrivere un appello, che invieremo al presidente del Parlamento europeo, al Presidente del consiglio, al presidente della Commissione europea».

Quale il contenuto dell’appello?

«È giusto che ogni essere umano, fin dal concepimento, sia qualificato come Uno di noi. Lo esigono il principio di eguaglianza e quello di precauzione. La moderna dottrina dei diritti dell’uomo sarebbe vanificata se non si riconoscesse titolare di essi ogni essere umano, indipendentemente dalle sue qualità, funzioni e stadio vitale. L’embrione non è una cosa dal momento che la sua natura materiale e biologica lo colloca tra gli esseri appartenenti alla specie umana».

Osserva Giuseppe Mazzotta: « Quest'anno sarà proclamata santa Madre Teresa di Calcutta che, nel discorso pronunciato il giorno in cui le fu conferito il premio Nobel per la pace  ricordava “io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto e noi che stiamo qui – i nostri genitori ci hanno voluti - non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto”. La figura di Madre Teresa è inarrivabile: nel nostro piccolo stiamo cercando di seguire, in Europa, la sua strada. Come sintetizzato dalle parole di Jan Figel, già commissario Ue all’Istruzione nel governo Barroso e presidente in patria del Movimento dei cristiano - democratici (Kdh), il quale ha ricordato che, se la vita è il primo diritto di ogni uomo, essa deve essere anche il primo dovere».

La petizione può essere firmata anche on line andando al link   http://www.mpv.org/uno_di_noi/.

Per info: scrivere una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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- 8 maggio 2014

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