«Passa infatti la figura di questo mondo!» (1 Cor 7, 29 – 31)
Dal Vangelo Secondo Luca 18, 09 – 14
Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». 14Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
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Possiamo scoprire che qui vengono implicati quattro tipi di persone: de che si occupano delle cose del mondo, e due che si dedicano alle cose dello spirito; ma in entrambi i gruppi, una persona lo fa con la logica del mondo e un’altra lo fa con la logica dello spirito. Infatti ci sono donne e uomini che si dedicano alle cose del mondo e lo fanno seguendo la logica del mondo (questo è il caso del pubblicano della parabola). Ma esistono anche donne e uomini che si dedicano alle cose del mondo senza essere del mondo, perché seguono il consiglio di San Paolo: «D’ora innanzi, […] quelli che usano i beni del mondo [vivano] come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!» (1 Cor 7, 29 – 31). E, d’altra parte, ci sono uomini e donne che si dedicano alle cose dello spirito, ma lo fanno seguendo la logica del mondo (come il fariseo della parabola). Esistono però anche uomini e donne che si dedicano alle cose dello spirito e lo fanno seguendo la logica dello spirito, secondo le parole di Gesù: «Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo» (Gv, 17,14).
La parabola ci presenta pertanto due personaggi che hanno qualcosa in comune: entrambi seguono la logica del mondo. Entrambi hanno bisogno di convertirsi. A entrambi farebbe bene lasciarsi raggiungere dallo sguardo trasformante di Dio, che ci avvolge con il suo amore misericordioso.
La tentazione non sta nell'oggetto bensì nella logica: non dipende dall’oggetto di cui ci occupiamo, ma dalla legge da cui lasciamo governare le nostre azioni, dalla logica secondo cui ci regoliamo. E tuttavia l’oggetto su cui si applica la logica mondana rende la tentazione più sottile.
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Da Civiltà Cattolica 4044 – 15 dicembre 2018 / 5 gennaio 2019 – Josè Luis Narvaja S.I.