Possiamo augurarci che il 2019 non “paia brutto….” imparando a salutare


 

 

Se il miglior augurio per l’anno nuovo, qualsiasi anno nuovo, è quello di saper efficacemente contrastare la vista di ciò che teme a riaffiorare, confermandosi dall’anno precedente, motivo per cui, onde andare sul sicuro, esisteva e, forse, esiste ancora, la superstiziosa usanza di rompere alcuni oggetti di uso comune al fine di evitare che questi entrassero nel nuovo anno con i loro proprietari, allora, senza la pretesa di andare troppo in profondità, possiamo partire dalle espressioni con le quali spesso capita di sentir chiosare alcuni momenti di altrettante fra le nostre relazioni sociali: pare brutto non andare nel suo locale, non glielo dico perché mi dispiace, abbiamo sempre fatto così, e, la versione peggiore, come si fa a non rimanere in buoni rapporti, finiamo sempre per incontrarci, in tal modo correndo il serio rischio di bypassare le vicende di incomprensione o di delusione che formano normalmente parte del contenuto affettivo delle relazioni sociali di amicizia, anestetizzandone la potenzialità, con il rischio di cristallizzare le relazioni dentro alla sclerosi propria di due facce della stessa ipocrisia. E non è certo un caso che il termine ipocrita, dal greco: υποκριτής, υπò (sotto) κρινειν (spiegare). Nell'antica Grecia υποκριτής era l'attore.

 

Ovviamente lungi da chi scrive l’intento di propugnare l’istintiva e precipitosa rottura delle relazioni sociali, anche se, assai spesso, pare che questa, di fatto, si possa incistare in relazioni che riducono la significatività del loro contenuto oltre che la possibilità di evolvere e crescere anche attraverso alcune fisiologiche fasi di conflitto.

 

D’altra parte la giornata resta, per fortuna e per ciascuno di noi, di complessive ventiquattro ore e questo implica che la gestione delle relazioni nella forma descritta toglie il tempo e la possibilità di aprirne altre, che, se la matematica non è un'opinione, grazie a questo falso e diffusissimo rispetto umano, si vedranno permanentemente negata la possibilità di costituirsi. 

Se, come scrive, nel 1964 Eric Berne, in “What do you say after you say hallo?”, tradotto in Italia con il titolo “Ciao…e poi? La psicologia del destino umano” ,

«Salutare correttamente significa vedere l’altra persona, diventarne coscienti come fenomeno, esistere per lei ed essere pronti al suo esistere per noi (1964, pag.11)»

a partire dal saluto, ossia dal gesto di apertura della relazione, si esprime la percezione, prefigurandosi la presenza, dell’altro che, in tal modo, entra a far parte del nostro universo umano e personale.

 

Una buona ragione per evitare, sulla scia di un falso rispetto umano,

la cronicizzazione delle fasi alle quali, in modo analogo rispetto

a quelle felici e gratificanti, è affidata la crescita e l’evoluzione

umana e personale delle relazioni.

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa

e l’acquisizione del consenso per l’uso dei cookie

- 8 maggio 2014

pdf icon

 

©giuseppemazzotta 2020  -  web master    logo accalia fatture